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sabato 21 gennaio 2012

La pace del cuore - 3

E continuiamo con la nostra catechesi tratta dal libro di Jacques Philippe "La pace del cuore". Al termine del cammino se provate a stampare le pagine del blog e a rilegarle in modo casalingo, avrete modo di possedere delle vere e proprie "perle di spiritualità".

"Questa ricerca della pace interiore potrebbe sembrare ad alcuni molto egoistica: perchè porsi questo come obiettivo principale, mentre nel mondo vi sono tanta sofferenza e tanta miseria? A tale osservazione dobbiamo anzitutto rispondere che la pace in questione è quella del Vangelo. Essa non ha nulla a che vedere con una sorta d'impassibilità, di morte della sensibilità, di fredda indifferenza chiusa in se stessa, come potrebbero suggerirci certi atteggiamenti dello yoga o alcune statuine di Budda. Al contrario, come vedremo in seguito, la pace di cui parliamo è l'indispensabile corollario dell'amore, di una vera apertura alle sofferenze del prossimo e di un'autentica compassione. Poichè solo questa pace del cuore ci libera da noi stessi, aumenta la nostra sensibilità verso l'altro e ci rende disponibili al prossimo. [...] L'acquisizione e il mantenimeno della pace interiore, impossibili senza la preghiera, dovrebbero essere considerati una priorità, soprattutto per chi ha la pretesa di voler fare del bene al prossimo. In caso contrario, spesso comunicheremo a chi è nella difficoltà solo le nostre inquietudini. E' necessario soffermarci su un'altra verità, non meno importante: la vita cristiana è una lotta, una guerra senza tregua. [...] Ogni cristiano deve essere ben convinto che la sua vita spirituale non può in alcun caso ridursi a uno scorrere tranquillo di giorni senza storia, ma deve essere il luogo di una lotta costante (contro il male, le tentazioni, lo scoraggiamento), a volte dolorosa, che terminerà solo alla morte. Questa inevitabile lotta è da interpretare come una realtà estremamente positiva. Poichè "non c'è pace senza guerra" (Santa Caterina da Siena), senza lotta non c'è vittoria. Proprio questo conflitto è il luogo della nostra purificazione e della nostra crescita spirituale, in tal modo impariamo a conoscere noi stessi nella nostra debolezza e Dio nella sua infinita misericordia. E', in definitiva, il modo scelto da Dio per la nostra trasfigurazione e la nostra glorificazione. Ma la lotta spirituale del cristiano, pur essendo talvolta dura, non è mai la guerra disperata di chi si batte in solitudine, alla cieca, senza nessuna certezza circa l'esito dello scontro. E' la lotta di chi combatte con l'assoluta certezza che la vittoria è già assicurata, perchè il Signore è risorto:"Non piangere più; ecco, ha vinto il Leone della tribù di Giuda" (Ap 5,1). Così, non combattiamo da soli con le nostre forze, ma con il Signore che ci dice:"Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza" (2 Cor 12,9) e la nostra arma principale non è la naturale fermezza del carattere o l'abilità umana, ma la fede, questa totale adesione a Cristo che ci permette, anche nei momenti peggiori, di abbandonarci con fiducia cieca a colui che non ci abbandonerà. "Tutto posso  in colui che mi dà la forza" (Fil 4,13). Ed ancora:"Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?" (Sal 27). Il cristiano  dunque lotta con energia, chiamato com'è a resistere "fino al sangue nella lotta contro il peccato" (Eb 12,4). Lo fa però con cuore tranquillo e la sua lotta è tanto più efficace quanto più il suo cuore dimora nella pace. Perchè è proprio questa pace interiore che gli permette di lottare non con le proprie forze - che verrebbero meno -, ma con quelle di Dio."
Tratto dal libro "La pace del cuore" di Jacques Philippe

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